La mia vita e il mio lavoro

Questo è un riassunto della mia vita e del mio lavoro. Non credete a tutto quello che dico, sono una che tende a esagerare un po’. Tuttavia mi attengo sempre alla verità poetica, come i ladri nella storia di Eduardo Galeano, quella del vecchio e delle lettere. Ricordate? In ogni caso la sostanza davvero importante non si trova nel mio resoconto. È passata praticamente inosservata nelle stanze segrete del mio cuore.
Sono una scrittrice perché sono stata benedetta da un buon orecchio per le storie, da un’infanzia infelice, da una famiglia strana. (Con parenti bizzarri come i miei non c’è bisogno di inventare nulla, da soli forniscono tutto il materiale). La letteratura mi ha definita. Parola per parola, pagina dopo pagina, io ho inventato questa me iperbolica e fiammeggiante.
Negli ultimi venti anni ho appreso che una cosa è certa, amici miei: nulla fa cantare la mia anima più dello scrivere. Mi fa sentire giovane, forte, potente, felice. Wow! È tonificante quanto fare l’amore con l’amante perfetto, il che alla mia età è in ogni caso quasi impossibile….
I romanzi sono fatti della stessa stoffa della vita. Un romanzo è una faccenda lunga e paziente, è come ricamare un arazzo con molti fili e molti colori. Io lavoro d’istinto, senza saper bene che cosa sto facendo, finché un giorno lo giro e guardo il disegno. In realtà non finisco mai un libro, semplicemente smetto di scrivere. C’è sempre qualcosa d’altro da dire, un’altra svolta nella trama, un altro personaggio sorprendente, qualcosa che potrebbe essere cambiato, editato o approfondito. Una storia è una creatura vivente con un suo destino proprio e il mio compito è quello di permetterle di raccontarsi. Io mi godo il processo di scrittura senza pensare molto al risultato finale. Quello è un problema del mio agente e dei miei editori…
Io amo il tempo che passo da sola e in silenzio nel mio studio, settimane per aggiungere particolari che creano l’universo unico di quella storia, mesi per permettere ai personaggi di crescere e di esprimersi, anni per tentare di comprendere le loro motivazioni e le loro passioni. Un romanzo richiede passione, pazienza e dedizione, è sempre un impegno totale, come innamorarsi. Il primo impulso che fa partire la mia scrittura è sempre un’emozione profonda che è stata a lungo dentro di me; il tempo rivela le motivazioni e mi concede la distanza, l’ambiguità e l’ironia necessarie per raccontarla. È difficile scrivere quando si è in mezzo all’uragano, è meglio ricostruire la storia dopo che i venti furiosi sono passati e quando si può dare un senso alle macerie. La lotta, le perdite, la confusione, il ricordo, quelle sono le materie prime del mio scrivere.
La vita per me diventa reale quando la scrivo. Quel che non scrivo viene cancellato dai venti dell’oblìo. Io dimentico molte cose, la mente mi tradisce, non riesco a ricordare luoghi, nomi, date o volti, ma non dimentico mai una buona storia… o un sogno significativo. Scrivere è una introspezione silenziosa, un viaggio nella caverna oscura della memoria e dell’anima. La narrativa, come il ricordo, si muove da una rivelazione all’altra.
Io scrivo perché ho bisogno di ricordare e andare oltre. La passione creativa emerge dal ricordo e da un senso di perdita. Ogni libro è un atto d’amore, un’offerta che preparo con grande cura, sperando che sarà bene accetta.