Come si sopravvive a una figlia? Cosa resta di sé dopo quel dolore? Negli anni che seguono la morte della figlia Paula, Isabel Allende decide di scrivere ancora di sé e dalla sua penna prendono vita, con ironia e calore, giorni che sono storie e ritratti che diventano personaggi indimenticabili. Il rapporto con il secondo marito Willie, la natura dell’amore in età matura, è il filo rosso che unisce una quotidianità affollata dal clan famigliare: allargato, eclettico ed eccentrico, è un gruppo eterogeneo che solo l’affetto e la volontà della matriarca Isabel saranno in grado di trasformare in una nuova, vera famiglia. Se le avventure della tribù e della sua “regina” la fanno da padrone, non mancano le riflessioni sulla capacità di cambiare e ritrovare se stessi e, in ultima analisi, sul dono di sapersi prendere in giro – che dovrebbe sempre accompagnarci nella fatica di vivere. Con intelligenza, autoironia e la passione che la contraddistinguono, Isabel Allende riflette sull’amore, la maternità e la memoria e ci racconta come anche il più improbabile e folle dei gruppi può trasformarsi nella nostra famiglia.